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UNA RIFLESSIONE SULL'IMOPORTANZA DELLA BIODIVERSITÀ
L’uomo, oggi, rappresenta al tempo stesso la più grande risorsa e la più grande minaccia alla conservazione della biodiversità delle specie; l’estinzione, in ottica evolutiva, è un processo naturale ma nell’era contemporanea, a causa di attività umane sempre più intensive ed estensive, tutto avviene molto più rapidamente che in passato, e spesso seguendo regole e criteri di conservazione dettate da esigenze di mercato.
Guardando allo specifico del “mondo delle galline”, la maggiore perdita di biodiversità delle razze avicole italiane si è avuta nel periodo seguente alla Seconda Guerra Mondiale (intorno agli anni ’60), in cui le regole economiche-politiche del mercato hanno portato alla realizzazione dei grandi allevamenti avicoli intensivi, introducendo sul territorio nuove razze ad accrescimento veloce e a maggior deposizione che hanno in poco tempo messo da parte le razze autoctone più antiche, non ritenute idonee ai ritmi produttivi richiesti dalla grande distribuzione.
Nel giro di pochi decenni è così andata perduta molta di quella originaria rusticità delle galline presenti nell’aia di tutte le case contadine, e insieme a questa, la resistenza alle malattie tipica delle razze più ruspanti, il sapere tradizionale regionale sui tanti aspetti dell’allevamento e le specifiche caratteristiche in termini di struttura, bellezza e varietà del piumaggio degli animali.
Molte delle razze autoctone più antiche che gli appassionati sono riusciti a salvare è stato grazie all’aver ritrovato (a volte con ricerche di anni!) alcuni esemplari viventi di queste razze “quasi dimenticate” in piccoli pollai rurali distanti dai grandi centri, e quindi poco contaminati dalla diffusione delle razze ibride introdotte dal mercato.
La nostra speranza è che possano essere ri-scoperte, anche in futuro, ulteriori razze avicole autoctone e che a ciò sia affiancata sempre più anche una crescente attenzione a modalità di allevamento tradizionali rispettose di quella ineguagliabile ricchezza che è la biodiversità.
A questa tendenza si ispirano i principi su cui si basa il Regolamento CE 834/2007 dell’allevamento biologico di specie avicole, che prevedono infatti che l’allevamento sia “legato alla terra” e che si ricorra a pratiche zootecniche adatte a soddisfare le necessità fisiologiche e comportamentali degli animali, compreso l’esercizio fisico e l’accesso al pascolo.
Per rispettare questi principi generali, nei sistemi d’allevamento rurali, il benessere animale, l’alimentazione, la gestione sanitaria e la scelta della razza, rappresentano quindi elementi essenziali e caratterizzanti.
Proprio l’impiego delle razze (“autoctone”) risulta particolarmente adatto all’allevamento rurale e consente di ottenere prodotti alimentari con particolari caratteristiche di composizione e nutrizionali.
L’allevamento di tipo industriale, nel corso degli anni, ha portato infatti alla specializzazione di razze cosmopolite ad elevata produttività, diventate le razze dominanti, che risultano però poco adatte alla produzione biologica per le elevate esigenze alimentari (ricorso costante a mangimi di origine extra aziendale, integratori vitaminici di sintesi e minerali), la minore predisposizione al pascolo e la necessità di frequenti interventi sanitari.
La Differenza tra razze e ibirdi commericali e i loro derivati
E' noto che gli ibridi commerciali non rappresentano l'eccellenza qualitativa ma il punto di equilibrio più vantaggioso per la redditività dell'allevamento industriale.


Si parte innanzi tutto dalla componente principale: la Biodiversità.
Biodiversità significa variabilità genetica.
Quella variabilità che è spesso semi nulla negli ibridi commerciali ed in molte razze sintetiche.
Molte vecchie razze autoctone ed estere posseggono architetture geniche complesse.
Tanto complesse da contenere l'essenza stessa della biodiversità.
Se si incrociano razze pure in modo sperimentale la variabilità genetica diventa potenzialmente infinita invece, incrociando ibridi commerciali il numero di variabili ottenibili scende moltissimo.
E' scientificamente dimostrato che una ridotta variabilità genetica provoca un indebolimento delle difese immunitarie dell'animale, cosi come la resa qualitativa delle carni e uova qualitativi e quantitativi, resistenza alle malattie ,capacità di reazione agli stress ecc.


I polli ibridi moderni sono soggetti ad una modifica progressiva dei parametri fisiologici. E' dato conosciuto che un broiler super pesante del supermercato tende per costituzione a raggiungere in poco tempo un peso notevole a discapito dello sviluppo delle cartilagini, tendini e ossa non rispettando i naturali processi di crescita.
Altro esempio parlando di ovaiole è l’ibrida bruna che alla fine del ciclo produttivo intensivo è compromessa nello stato di salute.
Potremmo dire consumata dalla sua stessa esasperata produttività.
Scordiamoci quindi di targhettizzare per genuino un pollo ISA o un Ibrido commerciale.
Un pollo genuino è un animale nato in campagna da razze rustiche o da incroci estranei all'ambito industriale che viene alimentato con mangimi semplici (granaglie varie), vive in un pollaio confortevole ed ha accesso al pascolo libero da recinzioni tutti i giorni.
In assenza anche di uno di questi elementi siamo in presenza di un pollo con caratteristiche intermedie fino al paradosso dell'agricoltore che compra gli ibridi commerciali per confinarli in un recinto ed alimentarli con mangime convenzionale per tutto il ciclo.
Purtroppo però, molte volte, non è semplice far capire alle persone quanto questo processo sia importante e ci siamo fatti un’idea a riguardo.
Il problema principale è di tipo culturale, più che economico, come si potrebbe pensare. Infatti le scelte del consumatore sono spesso dettate dalle pubblicità, dalle consuetudini, dai passaparola, e aggiungo non secondariamente, le capacità critiche del singolo, nel recepire passivamente o attivamente certe informazioni, ponendosi interrogativi e andando al di là delle scelte più convenzionali.
Credo che solo l'Italia come pochi altri Paesi, possa offrire un panorama così ampio di prodotti artigianali e autoctoni
non riuscendo tuttavia a valorizzarne la qualità, così
molte razze zootecniche di varie specie animali, sia bovine, ovicaprine, suine, anche avicole stanno sparendo.
Purtroppo il consumismo ha trasformato questi animali in macchine produttive, a discapito della loro salute e di conseguenza della qualità dei lori derivati.